CAMILLA COPPINI

CAMILLACOPPINIdi Umberto Martuscelli per Fiseveneto.com

Come spesso accade, tutto nasce dai genitori. Sonia e James si conoscono lontano dal mondo dei cavalli – lui imprenditore nel settore immobiliare, lei in quello turistico – salvo poi scoprire di avere in comune questa forte passione: che ovviamente cementa ancora di più il loro legame. Si può dire che sia questa la fase embrionale di quello che oggi si chiama Garda Endurance Team, la squadra della famiglia Coppini, composta oltre che da mamma e papà anche dalle loro due figlie: base operativa del team la scuderia di casa a Peschiera del Garda, in provincia di Verona. Un’area geografica ideale per poter fare lunghe uscite a cavallo che se per alcuni potrebbero essere niente di più che suggestive passeggiate, per altri – i Coppini cioè – rappresentano vere e proprie sedute di allenamento. È da questo contesto che nasce e proviene la bellissima vittoria di Camilla Coppini nel Campionato d’Italia young rider sulla distanza di 120 chilometri a Vittorito, in provincia di L’Aquila, lo scorso 7 maggio in sella a Veinard. Camilla ha chiuso con la media di 19,697 km/h e con ben tredici minuti di vantaggio sulla seconda classificata, Camilla Malta su Barbaforte della Bosana (mentre Martina Settembre su Inshallah Hamet ha conquistato la medaglia di bronzo). Nata nel 1998, Camilla Coppini parla con una disinvoltura e una proprietà di linguaggio davvero ammirevoli, quasi quanto lo sono le sue qualità di amazzone in sella. Essendo donna dimostra già un senso pratico notevole e soprattutto un pragmatismo invidiabile: frequenta il quarto anno di liceo scientifico ma sta già pensando a quando si iscriverà alla facoltà universitaria di economia e commercio.

Non pensa a un suo futuro di professionista nel mondo dell’equitazione?

«A me piacerebbe tantissimo, ma non sono sicura che riuscirei a mantenermi… Poi l’endurance è una specialità non molto sviluppata, forse sta cominciando a diffondersi solo adesso, negli ultimi tempi».

E altri settori come salto ostacoli o completo non l’hanno mai interessata?

«Sì, da piccola quando ho cominciato montavo in salto ostacoli ma poi a casa avevamo sempre l’endurance sotto gli occhi e quindi la mia passione si è orientata lì, e a quattordici anni ho fatto le mie prime gare».

Cosa le piace di più dell’endurance?

«Il forte rapporto che si instaura tra cavaliere e cavallo. Le nostre competizioni si sviluppano su lunghissime distanze e dunque durano diverse ore: un tempo che permette di capire e comprendere bene il cavallo, le sue capacità, le sue esigenze, un tempo che presuppone anche la capacità da parte del cavaliere di saper valutare il territorio dal punto di vista del cavallo. Tutto questo crea necessariamente un forte legame».

Un vero e proprio coinvolgimento reciproco, quindi.

«Sì, è proprio così. Credo che in tutte le specialità ci sia una forte componente del genere tra cavallo e cavaliere, ma nella nostra forse un po’ di più date le specifiche caratteristiche dello sport».

Come è stato questo Campionato d’Italia?

«Diciamo che fare una buona prestazione era una delle mie ambizioni più grandi: siamo partiti da casa con lo specifico intento di fare una buona prova, di essere competitivi, pur sapendo che ci sarebbero stati molti avversari forti da tenere d’occhio. E in effetti ne è venuta fuori una gara molto combattuta, su quattro giri alternativamente da 33 e da 27 chilometri. Secondo gli ordini di scuderia sono partita rimanendo nel gruppo di testa, nel secondo giro ho cercato di rimanere in quella posizione poi nell’ultimo giro mi sono resa conto che il mio cavallo era in ottime condizioni e questo mi ha permesso di aumentare di molto la mia andatura: infatti il quarto l’ho fatto a una media di 26,6 chilometri all’ora. Così ho guadagnato tre posizioni e alla fine ho vinto».

Entusiasmante quindi!

«Sì sì, fino all’ultimo minuto una vera e propria battaglia perché gli avversari erano davvero forti e la tensione non è calata nemmeno per un attimo».

Quale la difficoltà più importante?

«Sicuramente il percorso in sé non era facile. Vittorito è un luogo ricco di dislivelli, infatti inizialmente la velocità era di 18 o 19 chilometri all’ora. E poi devo dire che Veinard non è affatto un cavallo facile. Ha subito alcuni traumi in passato, e ha causato anche un brutto incidente a Loris Canali, il suo proprietario; poi lui è riuscito comunque a gestirlo e rimetterlo nel giusto equilibrio soprattutto mentale: devo davvero ringraziarlo tantissimo per aver avuto fiducia in me e in tutti noi, e per averlo messo a nostra disposizione per questa gara, per aver creduto in noi e nel nostro modo di allenare il suo cavallo».

Ma da quanto tempo lei monta Veinard?

«Non da molto: solo da due mesi prima del Campionato d’Italia. Io ho cercato di lavorarlo al meglio e al massimo delle mie possibilità e capacità, e nonostante il tempo a nostra disposizione non sia stato tantissimo siamo riusciti a creare un’intesa ottima e profonda così da essere perfettamente affiatati durante la competizione».

Lei monta a casa sua a Peschiera ma è tesserata per il centro ippico Ca’ Borgh che si trova vicino Follina in provincia di Treviso, casa di Piero Spinazzè, uno dei grandi nomi del fondo italiano…

«Sì, infatti: Piero è un amico di famiglia e anche il mio tecnico sportivo. Con lui abbiamo un legame bello e forte».

Adesso quali sono i suoi programmi Camilla?

«Beh, diciamo che la gara di Vittorito era anche valida come selezione per il Campionato d’Europa young rider che si terrà in Portogallo in settembre».

Ah, quindi lei ci sarà di sicuro…

«Speriamo… !».

 

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