CESARE BENEDETTI
Nella foto Cesare Benedetti premiato alla Cena della Fise Veneto presso il Centro Culturale Altinate / San Gaetano di Padova
di Umberto Martuscelli per Fiseveneto.com
Nel 2000 Cesare Benedetti ha avuto una buona idea: candidarsi alla presidenza della Fise. Subito dopo però ne ha avuta una migliore: rinunciare a candidarsi alla presidenza della Fise. Idea migliore per sua fortuna: perché se non fosse stato eletto avrebbe sofferto indicibilmente non tanto il mancato successo di per sé, quanto piuttosto la frustrazione di non potersi rendere fattivamente utile per la cosa comune; se invece fosse stato eletto avrebbe sofferto indicibilmente la cattiveria del mondo politico (anche se piccolo come quello della nostra federazioncina… ) e sarebbe stato altamente insofferente nei confronti delle mille complicazioni che avrebbero reso di fatto irrealizzabile il suo ideale di organizzazione sportiva. Quindi meglio così, per lui.
Del resto le persone sono fatte come sono fatte, e Cesare Benedetti è fatto in questo modo: le dimensioni fisiche del suo corpo sono tanto grandi e imponenti quanto grandi e… imponenti sono l’espressione delle sue passioni (cavalli, ma non solo), il suo entusiasmo, quella sua integrità di pensiero e di comportamenti che a volte sembra quasi sconfinare nella ingenuità, se non fosse che tutto meno che ingenuo può definirsi un uomo della sua età (è nato il 3 gennaio del 1938) e dei suoi trascorsi professionali. Cesare Benedetti ama essere al centro delle organizzazioni sportive e dirigenziali non come momento di esposizione personale, bensì come momento di massimo impegno personale: quello che gli dà la più grande soddisfazione è poter fare delle cose, mettersi all’opera, a volte anche in modo un po’ troppo impulsivo e poco calcolato. Come quando nel ruolo di giudice in concorso è alla campana: presto, presto, finiamo, ma perché quello non entra, dai, muoviamoci, dobbiamo fare più di trenta cavalli in un’ora, è tutto a posto, posso suonare? Perché lui vuole essere sicuro di fare le cose. Finirle. In modo che poi si possa dire: ok, l’abbiamo fatto. Circoscriverle dentro un perimetro che dia certezza e consistenza. Una specie di lotta contro il tempo. Come quando a cavallo del 2006 è stato presidente del distretto 2060 del Rotary, uno dei più grandi d’Italia geograficamente parlando: in quel momento l’impegno stava nella possibilità di realizzare dei pozzi per l’accesso all’acqua in zone particolarmente disagiate dell’Africa, e lui – Benedetti – ha gettato tutto sé stesso in questa attività, molto infastidito dal fatto che ci fosse chi considerava i rotariani semplicemente come persone tronfie e compiaciute nello sfoggiare la rotellina sul risvolto della giacca; la presidenza di un distretto dura poco, il ricambio è veloce e continuo, e lui soffriva da morire all’idea di non riuscire a ‘fare’ qualcosa nel corso di quei due anni per dimostrare che la rotellina sulla giacca ha un significato tutt’altro che semplicemente estetico.
A partire dal 1984 Cesare Benedetti è stato presidente del comitato regionale della Fise prima Triveneto e poi Veneto per un totale di tre mandati: un arco di tempo in cui lo sport equestre ha vissuto un’evoluzione enorme in termini sia di organizzazione sia di applicazione in tutt’Italia, ma particolarmente nelle regioni a più alto tasso di ricchezza come Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e – appunto – Veneto. Guidare il comitato in quel periodo è stato un impegno che Benedetti ha affrontato da par suo (cioè nei ‘suoi’ modi) tentando di inserire nella vita sportiva della regione concetti che avessero a che fare non solo con questioni puramente e freddamente tecniche e amministrative: ecco quindi che il suo linguaggio e i suoi messaggi e i suoi comportamenti sono stati caratterizzati spesso da parole come passione, amore, cultura, emozione… Le stesse parole e le stesse idee che peraltro lui ha utilizzato anche nel guidare da dirigente la Scuola Vicentina di Equitazione, e più ancora nella gestione della sua attività industriale, quella della Zeta Farmaceutici, impresa nata nel 1948 su iniziativa di papà Adelio: Cesare Benedetti oggi ne è il presidente dopo esservi entrato (unico degli otto figli di Benedetti senior) nel 1973 a mezzo servizio e nel 1979 a pieno regime, dopo aver lavorato nella divisione elettronica della Olivetti a partire dal 1961. Ma tutto questo lungo arco di vita vissuta è stato caratterizzato sempre e comunque dalla presenza dei cavalli: e oggi il giudice emerito – sia di salto ostacoli sia di completo – Cesare Benedetti lo può ben dire voltandosi indietro per apprezzare con una certa soddisfazione il percorso compiuto.
C’era una volta un bambino che quando andava a trovare la nonna sulle montagne del bellunese spesso vedeva passare per strada un carro da trasporto trainato da un cavallo grande e grosso e forte, e un giorno quel bambino chiede se sulla schiena di quel cavallone può salirci, e il carrettiere gli dice di sì, e così il bambino apre le sue gambette e si mette seduto su quella massa enorme calda e tranquilla, e il bambinetto va con quel cavallone fino a dove il cavallone deve andare: ed è stato così che Cesare Benedetti è arrivato fin dove è arrivato.