Ci ha lasciato Fabio Pizzoni Ardemani

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Martedì 17 settembre è mancato Fabio Pizzoni Ardemani, un uomo affascinante, un grande uomo di cavalli, un uomo che nel suo rapporto con lo sport e con i cavalli stessi ha sempre privilegiato il desiderio – la necessità, quasi – di andare alla ricerca delle spiegazioni più profonde sul perché delle cose. Nato a Trieste nel 1922, Fabio Pizzoni Ardemani si trasferisce a Roma nel 1928 dove inizia a montare presso la Società Ippica Romana (la mitica Farnesina) agli ordini di Costante d’Inzeo.
La sua attività agonistica giovanile è caratterizzata dalla partecipazione a numerosi co
ncorsi e interrotta nel 1943 per la chiamata al servizio militare: il corso allievi ufficiali lo frequenta a Pinerolo. Al termine della guerra Fabio Pizzoni Ardemani riprende la sua attività di cavaliere civile dividendosi tra Roma e Valsanzibio, quest’ultima località sui colli Euganei alle porte di Padova dove la sua famiglia possiede una splendida villa settecentesca immersa in uno dei giardini più famosi d’Italia.
Il ritorno in concorso è datato 1948, poi una pausa dal 1950 al 1957, infine la ripresa delle gare grazie all’incontro con il cavallo che più di tutti ha contrassegnato la sua carriera di cavaliere: Ramsete, un soggetto tedesco che in Germa
nia veniva utilizzato come ‘macchina’ da lavoro nei campi. Sotto la sapiente guida di Piero d’Inzeo, Fabio e Ramsete nel 1959 partecipano a molti concorsi internazionali ottenendo numerosi eccellenti risultati. Tanto eccellenti da non passare inosservati: alla fine di quello stesso 1959 Pizzoni Ardemani riceve la classica offerta che non si può rifiutare.
E Ramsete viene venduto. Con il distacco da Ramsete termina la parte più significativa della carriera agonistica di Fabio Pizzoni Ardemani, anche se nel 1968 arriva in scuderia un puledro sauro di 4 anni di nome Rabbit che rimarrà in casa fino a tutto il 1980, venendo impegnato in concorso solo saltuariamente e tuttavia co
n buoni risultati. In seguito Fabio Pizzoni Ardemani scoprirà un’altra grande passione: quella per gli attacchi. Vi si dedicherà con applicazione e fervore, riuscendo inoltre ad allestire nella villa di Valsanzibio una invidiabile raccolta di carrozze d’epoca. Ma ciò fin qui detto non spiega quello che per Fabio Pizzoni Ardemani è sempre stato il punto focale nel suo rapporto con i cavalli e l’equitazione: non la gara e il risultato, quanto piuttosto lo studio della tecnica e della dinamica, sia a tavolino sia in sella.
Al punto tale da considerare i concorsi e la prestazione agonistica solo ed esclusivamente come il momento di conferma del lavoro svolto durante la preparazione. L’interesse principale di Fabio Pizzoni Ardemani non è mai stato quello di andare in concorso: è stato piuttosto quello di montare bene a cavallo.

di Umberto Martuscelli