I buoni propositi di Stefano Fioravanti

Ci vuole un cavallo. Il completista azzurro Stefano Fioravanti lo ha detto chiaramente ieri di fronte a un pubblico di amici, parenti, sostenitori, sponsor e addetti ai lavori convenuti alla Scuola Vicentina di Equitazione per ascoltare dalla sua viva voce quali siano le prospettive circa il biennio 2015/2016. Un biennio che culmina con l’Olimpiade di Rio de Janeiro, ovviamente. Per arrivare alla quale però bisogna ottenere la qualifica: e per ottenere la qualifica bisogna necessariamente guadagnare punti nei completi internazionali più duri e selettivi. Un cammino difficile e intenso per il quale non è sufficiente un solo cavallo: ce ne vogliono come minimo due – ed entrambi pronti per affrontare quel tipo di competizione – così da poter dividere sforzi e stress in modo equilibrato. Stefano Fioravanti attualmente dispone del suo valido e confermato Nodin d’Orval (con il quale ha fatto parte della squadra nazionale azzurra di completo nelle massime competizioni internazionali, compreso il Campionato del Mondo 2014), ma il secondo cavallo non c’è. O meglio: c’è l’ottimo Dancing Hugo, che però non è ancora pronto per essere impegnato nei completi di massimo livello internazionale e quindi praticamente non utile ai fini della qualifica olimpica. Ecco perché ieri Stefano Fioravanti ha organizzato questa piacevolissima giornata alla Scuola Vicentina di Equitazione. Davanti a un pubblico molto interessato all’argomento, il cavaliere azzurro ha illustrato eloquentemente la situazione: tra gli ascoltatori erano presenti il presidente del comitato regionale veneto della Fise Maria Vittoria Valle, il commissario tecnico della squadra azzurra di completo Andrea Mezzaroba, l’ex vicepresidente della Fise (oltre che della stessa Scuola Vicentina e del comitato regionale della Fise) Cesare Benedetti, il primo e fondamentale istruttore di Fioravanti Nicola Chiesa. E anche Vittorio Orlandi, che ha illustrato ai presenti la realtà di “Scuderia Italia”, il progetto elaborato per assicurare alle squadre azzurre cavalli di interesse olimpico mediante lo strumento della proprietà condivisa: proprio quello che potrebbe fare al caso di Stefano Fioravanti. Al quale in realtà interessa un’unica cosa, indipendentemente dalla modalità per riuscire a ottenerla: un cavallo in più in scuderia per mirare agli ambiziosi obiettivi che giustamente un cavaliere come lui e una federazione come la nostra devono porsi. E l’obiettivo è Rio de Janeiro 2016: per Stefano Fioravanti e per l’Italia.