IL FASCINO DELLA REGINA DELLE NEVI

di Umberto Martuscelli per Fiseveneto.com

“Quando nel 1959 l’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Cortina mi chiese se mi sentivo di organizzare tecnicamente un concorso ippico su neve accettai di gran cuore, perché si trattava d’una novità assoluta per l’Italia e la cosa era, quindi, quanto mai allettante”: parole che il generale Zavattari scrive sulla rivista Il Cavallo Italiano di marzo/aprile 1962 nel suo commento sull’edizione del concorso di quello stesso anno, la quarta. Una manifestazione quindi già abbastanza rodata, e infatti il successo sul campo dello Stadio della Neve è indiscutibile. “Questa realizzazione”, scrive ancora Zavattari, “ha pienamente confermato – se ce ne fosse stato bisogno ancora, per gli inguaribili scettici! – che galoppare e saltare su un campo di neve ben preparato è veramente cosa normalissima e che non presenta difficoltà di sorta”. Così il generale descrive le componenti tecniche che hanno garantito la riuscita dell’evento: “Un fondo di un metro di neve ben pressata da pesanti rulli stradali, una superficie non rigidamente gelata, oserei dire leggermente polverosa. Fu consigliato ai concorrenti di far applicare delle suole di sottile cuoio agli zoccoli dei cavalli: mezzo efficace esperimentato nei concorsi su neve svoltisi in Svizzera (a Davos e a St. Moritz), a evitare la formazione della palla di neve nello zoccolo; e di applicare ramponi piccoli all’interno, più grossi all’esterno”.Tutto funziona a meraviglia, dunque, con il consueto corollario di eventi mondani sia pubblici sia privati che si interpongono tra le gare e che allietano le serate. In campo invece sono protagonisti diversi concorrenti di gran nome, su tutti quel Piero d’Inzeo che ovviamente si laurea miglior cavaliere del concorso: tra i suoi successi spicca la vittoria della potenza in sella a Gengis Khan (cavallo che in seguito sarà ceduto alla padovana Francesca Ghedini: insieme vinceranno la medaglia d’oro individuale nel Campionato d’Europa juniores 1963 a Rotterdam) saltando il muro a 1.95, lasciandosi alle spalle lo ‘specialista’ Paolo Spezzotti su Aida e al 3° posto Franco Triossi su Szabad. Ma eccellenti prestazioni vengono fornite nell’arco delle quattro giornate di gara anche da Vittorio Zanuso, Gualtiero Castellini, Francesca Carnaroli, Nicoletta Ghedini, Antonio Corpaci, Mario Bellini, Mauro Checcoli (destinato a divenire due anni più tardi il trionfatore delle Olimpiadi di Tokyo nella specialità del completo, e in seguito presidente della Fise), Giuliano Fantarelli, Fausto Tavazzani, Giuseppe Pagot. Ma soprattutto da un cavaliere giovane che in quel momento – 18 anni – ha già ottimi risultati alle spalle, ma che nel 1962 decollerà definitivamente verso una straordinaria carriera che lo porterà a divenire il miglior cavaliere veneto di salto ostacoli di sempre: Stefano Carli, che in questo concorso vince una D, si classifica al 4° posto in potenza e rimane costantemente nei primi posti di tutte le gare cui partecipa.

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