MASSIMO MAGGIORE: JAN TOPS, ALBERTO ZORZI E IO
di Umberto Martuscelli per Fiseveneto.com
Padova, martedì 22 gennaio 2019 – Un uomo che si chiama Massimo Maggiore non può non avere successo nella vita… su questo bisogna convenire. Ma lui il successo l’avrebbe raggiunto anche se si fosse chiamato Minimo Minore: possiamo esserne ugualmente certi. Passione, spirito di sacrificio, competenza, forza d’animo, ecco le quattro caratteristiche che hanno condotto Massimo Maggiore – padovano, 60 anni – a essere ciò che è oggi: una figura di primo riferimento in Olanda a Valkenswaard nell’ambito della Stal Tops, la scuderia dell’ex cavaliere olimpico poi commerciante e allevatore e trainer e organizzatore di eventi Jan Tops, l’inventore e fondatore e presidente del Global Champions Tour e della Global Champions League.
Ormai lei è lì da tanto tempo: quando è approdato in Olanda?
«In aprile sono quattro anni».
Dopo questi primi quattro anni come si sente: sta bene, è soddisfatto, ha nostalgia…
«A livello lavorativo niente da dire, anzi, la soddisfazione è tanta. La vita in genere… beh, c’è una differenza abissale tra l’Olanda e l’Italia, questo si sa, è sicuro. La qualità della vita italiana è completamente diversa: qui in Olanda si vive per lavorare, in Italia facciamo anche altro, direi… Qui alle cinque della sera tutti sono a casa, tutti si sono ritirati in famiglia, a quell’ora la giornata è ormai finita».
Se dovessimo definire il suo ruolo professionale a Valkenswaard, cosa dovremmo dire?
«Diciamo che io sono un po’ un factotum della scuderia. Mi interesso della ricerca dei cavalli da destinare sia al commercio sia ai nostri cavalieri, che sono Edwina Tops Alexander, Alberto Zorzi e Roberto Previtali. E poi faccio anche da trainer. Seguo anche il nostro allevamento in Francia: ogni tanto vado lì per rendermi conto della situazione e cominciare a fare una selezione tra i puledri da tenere e quelli da vendere, come nel caso di tutti gli allevamenti dove c’è il bello, il mediocre e il brutto. Poi si decide insieme a Jan, ovviamente».
Per una persona come lei non può che essere una situazione di grande piacere…
«Grande soddisfazione e grande piacere. Sono una persona fortunata. L’Italia un po’ manca, ma si fa lo stesso».
La comunità italiana all’interno della scuderia è adesso piuttosto consistente…
«Sì, devo dire che da quando siamo arrivati è andata crescendo sempre di più sia a livello di cavalieri sia a livello di groom. Fino a poco tempo fa c’era anche un altro cavaliere italiano oltre a Zorzi e a Previtali, cioè Marco Carli, il quale lavorava però solo in piano: ha trovato adesso un altro impiego negli Stati Uniti, e così stiamo provando un altro cavaliere italiano in questi giorni, un cavaliere toscano, ma sempre e solo per il lavoro in piano».
Questa predilezione per gli italiani dipende da lei oppure da Jan Tops?
«La gestione di questa cosa è abbastanza mia, e io ho sempre spinto per il mio Paese, se posso dare una mano la do ben volentieri».
Jan Tops avrà comunque totale fiducia nelle sue scelte…
«Assolutamente. Mi ha anche proposto di aprire una pizzeria, visto che siamo così tanti italiani… ! Scherzi a parte, ovvio che non si decide nulla senza il suo benestare, ma in ogni caso lui si fida di me».
Alberto Zorzi, padovano come lei, è diventato un fenomeno mondiale trovando a Valkenswaard la situazione perfetta per valorizzare le sue favolose qualità…
«Sì, assolutamente. Alberto è sempre stato un cavaliere dal talento straordinario. Io l’avevo proposto già un anno prima del suo effettivo arrivo a Valkenswaard, Jan però mi aveva detto che in quel momento aveva un cavaliere inglese e ne era abbastanza soddisfatto e quindi non aveva intenzione di cambiare. Dopo un anno però mi ha chiamato per dirmi che questo cavaliere inglese se ne andava e che quindi se avevo ancora la disponibilità di Alberto… Io ne ho parlato con Alberto, lui in effetti non aveva una grande determinazione nel muoversi dall’Italia, non parlava la lingua, gli veniva difficile staccarsi dalla famiglia… tutto molto comprensibile. Ma poi alla fine la cosa si è fatta. Alberto è venuto qui per fare la prova, è piaciuto e a quel punto Jan mi ha chiesto se potevo fermarmi a Valkenswaard anche io definitivamente perché aveva bisogno di una persona che facesse quello che poi oggi è il mio compito».
Quindi siete arrivati insieme a Valkenswaard.
«Sì, esatto, assieme: nello stesso periodo».
Alberto Zorzi è arrivato essendo poco più di uno sconosciuto sul palcoscenico internazionale: oggi è uno dei più forti cavalieri del pianeta… All’interno della scuderia è cambiato qualcosa intorno a lui con il passare del tempo?
«No, non direi. C’è un grande rispetto nei suoi confronti, anche perché lui è un ragazzo che si fa voler molto bene, ha un carattere meraviglioso, è un lavoratore instancabile, non si tira mai indietro su nulla, non dice mai di no, e con il passare del tempo si è guadagnato la totale fiducia di Jan e di tutte le persone che gravitano nel mondo della scuderia. Jan è un uomo che come sa investire sui cavalli sa investire anche sulle persone: la dimostrazione è che tutti i cavalieri che sono usciti da Valkenswaard hanno poi fatto una carriera fantastica, penso a Rolf-Goran Bengtsson, a Steve Guerdat, a Daniel Deusser… ».
Speriamo che Alberto Zorzi rimanga a lungo a Valkenswaard…
«C’è il cavaliere che è manager e il cavaliere che non lo è, il cavaliere che potrebbe in futuro gestirsi e altri che invece pur essendo bravissimi nel montare a cavallo hanno bisogno di qualcuno che organizzi la loro attività, e questo potrebbe essere il caso di Alberto. Almeno per adesso lui mi sembra una persona che ha bisogno di stare dentro un’organizzazione di questo tipo per rendere al meglio. E in questo momento le cose stanno funzionando splendidamente bene».
Ci vogliono comunque i cavalli…
«Eh sì, certo, per poter raggiungere certi risultati non basta il pur fenomenale cavaliere, purtroppo! I cavalli competitivi non è per niente facile trovarli e quei pochi che si trovano diventano sempre più cari. Anche per noi non è affatto semplice. Non è facile quindi gestire una scuderia di così alto livello».
In questo momento forse ad Alberto Zorzi manca il cavallo numero uno.
«Eh sì, Fair Light è venuta a mancare e ancora non si è ripresa al cento per cento quindi Alberto ha dovuto organizzarsi con i cavalli che potremmo definire della retroguardia. Ciò nonostante riesce a stare sempre a un livello molto alto sia di competitività sia di risultati. Adesso c’è questa cavalla che abbiamo preso in Italia, Ulane de Coquerie, ci sta dando molte soddisfazioni, Alberto crede molto in lei, penso che in futuro potrebbe diventare il suo soggetto di punta».
Ma nei confronti di Alberto Zorzi l’atteggiamento di Jan Tops è quello di cercare di trovare cavalli importanti per la sua carriera, oppure è il contrario, è Alberto Zorzi che deve valorizzare i cavalli che ci sono?
«La gerarchia in scuderia è chiaramente stabilita: Edwina (Tops Alexander, amazzone australiana e moglie di Jan Tops, n.d.r.) sta davanti e poi viene Alberto. Giustamente. Era così prima e rimane così anche adesso. Fin tanto che Edwina monterà sarà sempre lei ad avere la prima scelta. Detto ciò, Jan ha bisogno che Alberto stia ad alto livello anche perché nella Global Champions League lui fa parte della squadra di Valkenswaard… ma in generale lui ha tutto l’interesse di spingere il cavaliere Alberto Zorzi al massimo. È l’interesse della scuderia, ovviamente. In questo momento poi abbiamo alcuni cavalli giovani che non sono niente male e nei quali crediamo molto: pian piano si metteranno in luce».
In definitiva, lei è felice in questo momento.
«Senz’altro. Non potrei vivere una realtà professionale migliore».