QUELLA VOLTA CHE A TREVISO…
di Umberto Martuscelli per Fiseveneto.com
Al termine dello Csio di Roma a Piazza di Siena uno degli argomenti sempre molto sentiti nel dibattito tra appassionati e addetti ai lavori è quello relativo all’opportunità di disputare la gara di potenza. Ogni anno se ne discute: c’è chi vi è favorevole perché attira il pubblico, chi vi è contrario sostenendo che al giorno d’oggi è una gara anacronistica e – soprattutto – pericolosa. Se ne parla molto, insomma. Ma non pensiate che la discussione a proposito dei salti su grandi altezze e dimensioni sia argomento di attualità solo oggi: sarebbe un errore… “Le categorie di elevazione, non so bene per quale ragione, erano da qualche anno bandite nelle nostre competizioni ippiche: dal 1931 ad oggi solo a Napoli e a Bologna si sono svolte simili gare sempre con un limitato numero di concorrenti, il che era giustificato dalla piccolezza dei premi, dalla scarsità delle gare stesse, dal timore da parte dei partecipanti di cimentare i cavalli sulle grandi altezze e quindi con maggiore percentuale di incidenti senza adeguato compenso”: così scrive il colonnello Ugo de Carolis sulle pagine della rivista Il Cavallo Italiano n. 154-155 novembre-dicembre 1935. E lo fa in un articolo in cui riferisce del concorso nazionale organizzato a Treviso all’ippodromo S. Artemio dalla Società Trevigiana Corse Cavalli presieduta dal conte Persico nei giorni 9-13 novembre 1935, manifestazione alla quale lui stesso partecipava come concorrente. Prosegue de Carolis: “Assai opportunamente, dunque, la Direzione della Società Cavallo Italiano volle ripristinare questo genere di gara, affidandone l’incarico a una persona particolarmente competente. Se infatti si fosse indetta una semplice categoria di elevazione a Treviso si sarebbero avuti due o tre iscritti. Con la potenza nuovo tipo il colonnello Cigala (è lui la persona particolarmente competente cui fa riferimento de Carolis, n.d.r.) ottenne 37 iscritti e 20 concorrenti. Il percorso consisteva in cinque ostacoli: uno facoltativo, tre di m. 1.30, e uno, siepe inclinata con barriere, destinato a eliminare, di m. 1.40”. Vince la gara saltando 2 metri e facendo errore a 2.10 il sottotenente Ferruccio Dardi (triestino, nato nel 1912) in sella al cavallo italiano Glauco II. Il successo della gara, annota de Carolis (2° classificato alle spalle di Dardi in sella a S. Quintino, anch’esso cavallo italiano), è da ascriversi “in massima parte alla perfezione dell’ostacolo finale, la cui base, in cemento, permetteva il minimo sforzo con il massimo rendimento, per la giusta inclinazione della siepe, per la consistenza delle barriere, per il tappeto di arrivo e per gli altri piccoli accorgimenti nei quali il colonnello Cigala è maestro”. Oggi, per fortuna, il cemento non si usa più…
L’ippodromo S. Artemio di Treviso durante una fase di gara del concorso organizzato dal 9 al 13 novembre 1935