RAFFAELE ALAGIA, LA BONTA’ E IL RIGORE

di Umberto Martuscelli per Fiseveneto.com

 

Lello. Familiari e amici e anche semplici conoscenti lo chiamavano tutti così, il generale Raffaele Alagia: Lello. Ed effettivamente in lui convivevano benissimo le due dimensioni. Lello era l’uomo fisicamente piccolino e non esattamente longilineo, tendente a una certa pinguedine, pieno del suo calore e dei suoi sentimenti di persona del sud, estroverso e ricco di slancio emotivo e sentimentale, pronto a mettersi in gioco in qualsiasi momento per essere utile a chiunque necessitasse della sua attenzione e della sua considerazione. Il generale Raffaele Alagia era invece l’uomo militare fin dentro il più recondito spazio della sua anima, dallo sguardo che poteva diventare di fuoco sopra due baffoni ottocenteschi che sembravano vibrare nei momenti di tensione, esigente, rigoroso, perfino duro a volte sebbene sempre temperato dal suo amalgama mediterraneo.

Raffaele Alagia è nato a Caserta il 18 settembre del 1927, ma la più gran parte della sua vita l’ha trascorsa in Friuli: per la precisione dal momento in cui è uscito dall’Accademia Militare di Modena con il grado di sottotenente (dopo aver frequentato la Scuola Militare Nunziatella a Napoli) venendo assegnato al reggimento di cavalleria Lancieri di Novara a Codroipo. Da lì un solo cambiamento: verso il glorioso reggimento Genova Cavalleria a Palmanova, tra le file del quale Raffaele Alagia è poi rimasto per tutta la sua vita fino al conseguimento del grado di generale.

Una carriera militare importante, quindi, quella di Raffaele Alagia. Ma certo non di minore rilievo è stata quella di uomo di cavalli, anzi. Alagia è stato protagonista dello sport equestre a vario titolo e a vario livello nel momento in cui il Friuli con il Trentino Alto Adige e il Veneto costituiva una unica entità amministrativa e geografica: quindi una realtà di grande espansione territoriale nella quale ovviamente il Veneto aveva un ruolo di naturale predominanza per numeri sia di praticanti sia di centri ippici rispetto a quelli delle altre due regioni sorelle. Ecco perché Raffaele Alagia pur essendo ‘friulano’ è indissolubilmente legato alla storia dello sport equestre veneto soprattutto degli anni Settanta/Ottanta: in veste di ispettore delle scuole, di giudice, di direttore di campo, di commissario della Fise… in tutti quei ruoli, insomma, che ha ricoperto nel corso del tempo e che avevano a che fare in modo diretto con la crescita e lo sviluppo e la gestione dell’attività sportiva. Ruoli che lui pur nell’assoluto rispetto delle prerogative richieste ha sempre interpretato senza mai scindere le due figure che ne costituivano l’identità di persona: quella del militare Alagia (capitano, poi maggiore, poi colonnello, infine generale) nel momento in cui erano necessari il rigore e l’intransigenza, quella di Lello nel momento in cui la sua sensibilità e bontà d’animo gli facevano capire che un sorriso e una battuta scherzosa avrebbero ottenuto di certo il miglior effetto.

Un uomo forte e di resistenza, Raffaele Alagia: anche fisicamente. Il 27 maggio di quest’anno ha avuto un problema cardiaco piuttosto grave, dal quale però si è ripreso meglio di quanto perfino gli stessi medici avrebbero osato prevedere. Poi però è successo. La mattina di lunedì 2 settembre Raffaele Alagia è a letto. Chiede un bicchiere d’acqua a Beatrice, sua moglie e compagna di una vita intera, madre del loro unico figlio Gaetano (nato nel 1962, ovviamente uomo di cavalli a sua volta… ), e nel chiederlo le dice anche: «Grazie, ti voglio bene». Beatrice va a prendere il bicchiere d’acqua. Quando torna il generale Raffaele Alagia, Lello per tutti, è lì, fermo, addormentato e quasi sorridente.

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