RICCARDO MARTINENGO MARQUET: VALORIZZIAMO I GIOVANI

di Umberto Martuscelli per Fiseveneto.com

2017.12.15 – Riccardo Martinengo Marquet, 45 anni, famiglia di grandi tradizioni equestri in linea sia materna sia paterna, cavaliere, istruttore, tutta la vita trascorsa insieme ai cavalli. A lui il comitato regionale veneto della Fise ha affidato il compito di gestire nel 2017 sei stage sul territorio locale a favore di giovani amazzoni o cavalieri emergenti.
Come è nata l’idea di questo impegno?
«L’idea è della presidente del comitato Clara Campese e del consigliere responsabile del settore salto ostacoli Davide Gallo. Sono stati loro a propormi la cosa a gennaio del 2017. La volontà era quella di creare uno strumento utile per i ragazzini che formano la base, cioè quelli che cominciano ad arrivare nella 115, nella 120, che cominciano a prendere il primo grado, i brevetti che sono ormai esperti e sono in procinto di prendere il primo grado… insomma, quelli che un domani dovrebbero formare lo zoccolo duro della nostra compagine juniores, quella del Veneto».
Deve essere stato piacevole ricevere questa proposta: ci ha dovuto pensare un po’ sopra?
«Non molto direi. Mi hanno chiesto cosa ne pensassi e io ho risposto che mi sembrava un’ottima idea. Mi sono detto un po’ di esperienza ce l’ho, perché no? Perché non cercare di trasferire un po’ della mia esperienza ai ragazzi?».
Quindi l’obiettivo è quello di far crescere la base dei ragazzini agonisti…
«Sì, certo. Le 115 e le 120 sono un po’ la palestra di ragazzi che devono imparare lì a gestire una gara, non quando ormai hanno il secondo grado magari con il cavallo buono. Insomma, bisogna individuare i soggetti di qualità e fornire loro qualche strumento in più che possa aiutarli a valorizzare il talento».
Quale arco di tempo hanno coperto questi incontri tecnici?
«Abbiamo cominciato in maggio, e abbiamo finito lunedì 11 dicembre con l’ultimo stage. Ne abbiamo fatti due nella scuderia di Roberto Frasson, uno nella scuderia di Francesco Olivo, uno nella scuderia di Julian Moressa, due allo Sporting Club Paradiso».
Ha funzionato tutto bene da subito?
«Per essere franchi e sinceri, siamo partiti un po’ in sordina. Intanto diciamo che è la prima volta che viene messo in atto un progetto del genere nella nostra regione, quindi il terreno è ancora molto vergine da questo punto di vista. Quando si propone una cosa nuova c’è sempre bisogno di un periodo di rodaggio. Poi forse anche un po’ di diffidenza iniziale da parte degli istruttori dei ragazzi… si pensa sempre che l’allievo debba essere gestito soltanto dal suo istruttore. Ma in realtà lo scopo di questi stage non è certo quello di inserirsi nel rapporto tra istruttore e allievo, bensì quello di coinvolgere ambedue. Piccoli consigli a entrambi, anche perché il confronto fa sempre bene».
E poi lo sviluppo del progetto dopo la fase iniziale come è andato?
«Magnificamente! Alla fine mi sono anche ritrovato a essere in concorso con i miei cavalli e a ricevere sul telefono i video di questi ragazzi mandati dai loro istruttori che mi chiedevano di commentarli. E questo mi ha riempito di gioia e orgoglio e contentezza. Perché vuol dire aver davvero compreso lo spirito di questi incontri».
Il progetto sarà replicato anche nel 2018?
«Io spero che venga confermato, certo. Come ho detto, siamo partiti in sordina: al primo stage abbiamo avuto dieci ragazzi, ma nell’ultimo ventotto. Quindi questa crescita è la dimostrazione che l’idea è buona e funziona. Dentro di me penso: questo è il rodaggio di quest’anno, l’anno prossimo speriamo di poter partire subito da ventotto e finire con trentacinque. La speranza è quella di trovare il Beppe Corno di trent’anni fa o l’Alberto Zorzi di dieci anni fa: e poter dire al suo istruttore guarda che questo ragazzo ha i numeri giusti, cerca di coltivarlo per bene».
Poi c’è il progetto che si chiama Talent Team 2018. Di cosa si tratta esattamente?
«L’anno prossimo sono previsti quattro grandi eventi tecnici. Insieme agli istruttori discuteremo e decideremo quali ragazzi tra quelli che aderiranno al Talent Team saranno avviati alla partecipazione a questi quattro grandi eventi tecnici. Una selezione, quindi. Questo a prescindere dal progetto degli stage: sono due progetti paralleli. Anzi, meglio: uno sarà propedeutico all’altro».

 

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