STEFANO FIORAVANTI E NODIN D’ORVAL: CRESCERE INSIEME

di Umberto Martuscelli per Fiseveneto.com
Foto di Massimo Argenziano

2020.03.03 – Hanno trascorso una vita insieme. Tredici anni per un cavallo sono davvero una vita. Ma lo sono anche per un essere umano, se quei tredici anni partono dai diciassette d’età. Tredici più diciassette fa trenta. Cosa succede nel periodo di tempo compreso nella vita di tutti noi dai diciassette ai trent’anni? Praticamente tutto…

Ebbene, questo ‘tutto’ Stefano Fioravanti (trent’anni il 18 di questo mese di marzo) l’ha vissuto in compagnia di Nodin d’Orval. E Nodin sotto la sella di Stefano è passato dall’essere poco più di un puledro al trovarsi felice pensionato diciannovenne… Lo scorso 9 febbraio c’è stato il momento celebrativo per il suo ritiro dalle scene agonistiche, il ritiro di Nodin, questo sauro francese nato nel 2001, prodotto di una genealogia di assoluta eccellenza per il salto ostacoli: il padre Drakkar des Hutins (Narcos II x Feu Sacré) ha avuto ottimi risultati sotto la sella del francese Florian Angot prima di dedicarsi esclusivamente alla riproduzione con successo perfino maggiore; la madre di Nodin – D’Ebosia d’Orval – è invece figlia del purosangue Benroy, cavallo che ha detto bene la sua nella produzione del selle français. Però Nodin è stato un completista, un grande completista, sebbene durante le sue due ultime stagioni agonistiche sia stato impegnato anche in salto ostacoli: del resto un curriculum che in completo comprende cinque edizioni del Campionato d’Europa (una juniores, tre young rider e una seniores) e una del Campionato del Mondo parla da solo…

Come è arrivato a Nodin?
«Alla fine del 2007 io e il mio istruttore Nicola Chiesa siamo andati in Francia per cercare un cavallo. Ma nessuno di quelli che abbiamo provato è andato bene. Poi come ultima possibilità ci hanno fatto vedere Nodin… e pur non essendo di certo tra i favoriti l’ho comunque provato».

Ed è scattata la classica scintilla?
«No, non direi… Anche perché io avevo solo diciassette anni e ne capivo abbastanza poco di quanto un cavallo potesse essere realmente buono… Però a Nicola è piaciuto subito tantissimo, e noi abbiamo sempre avuto la massima fiducia in lui e nelle sue opinioni. Così dopo due settimane abbiamo fatto la visita veterinaria e abbiamo portato Nodin a casa».

Che sensazioni ha avuto con lui il primo momento?
«Diciamo che ho capito immediatamente che lui aveva davvero un bel caratterino… Essendo molto giovane era molto acerbo nel lavoro in piano, ma ci siamo subito accorti della sua grande forza».

Cosa ha fatto il giorno della prova?
«Prima l’ho montato in un campo in sabbia, poi siamo andati a saltare in campagna».

Perché stavate cercando espressamente un cavallo da completo…
«Sì, esatto, l’obiettivo era quello».

Lei aveva già fatto un po’ di esperienza però prima di incontrare Nodin, no?
«Mah… niente di speciale. Con i pony non ho fatto né grandi gare né ottenuto grandi risultati. Poi ho cominciato a montare un cavallo di mia sorella quando lei ha smesso che è andato bene per fare qualche categoria juniores ma non ancora il Campionato d’Italia, e poi comunque si è infortunato… ».

È stato quello il momento in cui averte acquistato Nodin?
«Non ancora. Nicola (Chiesa, n.d.r.) è sempre stato molto puntiglioso e preciso, e non voleva che per me il tempo passasse senza la possibilità di fare delle buone esperienze, quindi ha convinto mio papà a prendere un altro cavallo. Cavalli molto modesti, intendiamoci, ma Nicola è sempre stato bravissimo nel fare in modo che comunque riuscissero a dare il loro massimo e il loro meglio per me. Così è arrivato Captain Scarlet con il quale ho fatto un buon Campionato d’Italia juniores per poi essere convocato per il Campionato d’Europa di Avanches, in Svizzera. Ad Avanches ho fatto un buon lavoro in piano e anche un buon cross… Al termine del cross era tutto ok, quando è stato il momento ho messo il cavallo in box, poi l’ho tirato fuori per fargli una doccia e… abbiamo scoperto che si era fatto male. A caldo evidentemente non c’era stato alcun segnale, ma poi a freddo il problema si è visto. È stato quindi tra settembre e novembre di quell’anno, il 2007, che siamo andati in Francia con Nicola e abbiamo trovato Nodin».

Come sono andate le cose inizialmente con Nodin?
«Beh… lui aveva davvero un carattere difficile e una forza tremenda… ogni tanto si metteva in piedi e mi portava fuori dal maneggio coperto… ».

Oddio… ! E non avete mai avuto il dubbio che potesse essere un cavallo sbagliato di fronte a questi suoi comportamenti?
«Mah, in realtà Nicola è un grande lavoratore. Lui diceva: lavoriamo e cerchiamo di gestire questi momenti. Momenti che non erano molto frequenti, intendiamoci, infatti già al primo anno con lui ho fatto il Campionato d’Europa: non in squadra, solo a titolo individuale, però sono riuscito a qualificarmi e anche a portare a termine la gara, con un cavallo di sette anni».

Al di là di quei momenti… un po’ particolari diciamo, ha avuto problemi di carattere tecnico con Nodin nelle fasi iniziali del lavoro con lui?
«Come ho detto, lui non è mai stato un cavallo facile. Soprattutto all’inizio, ovviamente. Ci ho messo qualche bell’anno a ottenere buoni punteggi in rettangolo… ».

E in campagna e campo ostacoli?
«Certamente lui mi ha aiutato molto perché ha sempre avuto una grandissima forza, un’esuberanza che a volte però è stata causa di alcuni errori in gara».

Ma è stato un cavallo che le ha permesso anche di imparare molto, no?
«Oh sì, eccome! Nodin mi ha insegnato tante cose e inoltre mi ha permesso anche di sbagliare senza pagarne troppo le conseguenze, perché con la sua forza è riuscito a portarmi fuori da situazioni talvolta piuttosto difficili, situazioni nelle quali un cavallo normale avrebbe detto di no. Io sono cresciuto con lui, nei tredici anni che abbiamo vissuto assieme».

Le cose più belle di questi tredici anni?
«Beh, di emozioni ce ne sono state tante se si pensa che insieme abbiamo affrontato cinque Campionati d’Europa e un Campionato del Mondo (a Caen nel 2014, n.d.r.). In generale mi rimarranno dei bellissimi ricordi dei viaggi che Nodin mi ha permesso di fare: partire a giugno con il proprio cavallo e tornare a settembre spostandosi tra Francia, Inghilterra e Svezia… beh, non sono cose che possono accadere tanto facilmente, sono stati anni meravigliosi».

Con il tempo sono andate scemando le sue intemperanze?
«Sì, certo, anche se con lui fino a un minuto prima di entrare in rettangolo non potevi sapere se nella prova di addestramento sarebbe andato bene o no… ».

E adesso?
«Adesso Nodin è a Bibione in un maneggio che conosciamo molto bene… Mangia, dorme e fa passeggiate, una bella vita da diciannovenne!».

È già andato a trovarlo?
«In realtà non ci sono ancora riuscito, ma mia moglie Aurora è lì per lavoro ogni mercoledì ed è riuscita anche ad andare a farsi una bella galoppata in spiaggia… beata lei!».

 

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